ANTROPOLOGIA: l’arte come prodotto culturale

 

ANTROPOLOGIA 


 L'ARTE COME PRODOTTO CULTURALE 

La creatività culturale è la possibilità di

produrre qualcosa di nuovo 

di dare un senso diverso a oggetti, abitudini, comportamenti, modelli culturali a disposizione. .

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ES.

 I Luo, agricoltori del Kenya, conoscono da tempo la Coca-Cola, ma l'uso che ne fanno non ha nulla a che vedere con l'alimentazione.

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  la Coca-Cola è riservata alle cerimonie d'iniziazione maschile all'età adulta. 




La creatività consiste

                         ⬇️ nell'

accostamento di pratiche e significati con lo scopo di produrre nuovi modi di vedere la realtà


 Vi sono  forme più evidenti di altre. 

                          ⬇️ es.

 Le feste, tratto universalmente diffuso nelle società umane, al pari del gioco e del rito. 


mettono in moto comportamenti improntati alla dimensione collettiva. 

Certi giochi, riti e feste scandiscono il trascorrere del tempo

➡️ Es. i giochi Olimpici nell'antica Grecia.

 la festa si presta a essere un terreno culturalmente creativo x: 

la dimensione comunitaria, che Victor Turner ha definito communitas; si sentono coinvolti in un processo collettivo dove le differenze tradizionali tra individui si annullano o si riducono notevolmente 

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 gli individui sperimentano una sorta di "libertà" d'azione e d'espressione. 

Es. carnevale 



                                  ⬇️ che 

costituisce la rottura delle norme sociali, per certi aspetti  

Altri hanno visto nelle feste un modo "per fronteggiare e neutralizzare la negatività dell'esistenza". 

Altri ancora "un modo per rappresentare la gerarchia e i valori sociali e riaffermarli solennemente". 

➡️Molte "feste" sono infatti occasioni per ribadire l'ordine e la gerarchia sociali. 






Arte:  campo dell'attività umana al quale colleghiamo immediatamente l'idea di creatività

                                            ⬇️

Le arti si ripartiscono in visive e non visive:
       -  Visive: le arti plastiche       
      -  non visive: musica e poesia                                     



In tutte le culture vi sono modi di accostare:
-colori
-forme
-parole
-suoni 
-movimenti del corpo 

i quali provocano, su chi li produce, li osserva o li ascolta, uno stato percettivo, capace di suscitare reazioni e stati d'animo diversi da quelli inerenti a immagini, comportamenti e parole della vita ordinaria.

➡️ Il senso estetico è in parte un fatto soggettivo e in parte un fatto collettivo

L'espressione estetica è dato universale
- tutte le società praticano quelle che per noi sono le arti
- tutte producono un qualche oggetto o eseguono qualche performance capace di generare sensazioni di tipo "estetico".
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la produzione estetica di una data cultura (o ambiente culturale) è collegata ai valori, alla visione del mondo e alla maniera di sentire che sono tipici di una certa comunità.




Non tutte le culture sviluppano allo stesso modo quelle che noi chiamiamo «arti» 

        ⬇️ esempio:
 l' arte africana è una serie composita di attività estetiche sviluppate dalle popolazioni a sud del Sahara



I Kalabari considerano le sculture come oggetti in cui gli spiriti vengono ad abitare ➡️ il loro l'apprezzamento estetico non esiste in relazione alle sculture, perché sono altri i criteri in base ai quali tali sculture vengono giudicate.
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La stessa attività creativa può d'altronde avere modalità di espressione diverse all'interno dello stesso tipo di arte.



I criteri estetici variano anche all'interno della società: non esistono canoni estetici universali 

Nel corso del XIX secolo i musei antropologici ed etnologici si moltiplicarono in Europa e negli Stati Uniti.
In questi musei gli oggetti erano catalogati ed esposti secondo le teorie di allora. Poi si cominciò a raggruppare gli oggetti per aree culturali, al fine di presentare le caratteristiche delle culture tipiche di determinate regioni del pianeta. A partire dalla seconda metà del Novecento, i musei etnografici affinarono sempre più i criteri espositivi.



Nei musei gli oggetti sono esposti o secondo ilcriterio documentaristico ( →  ogni pezzo è commentato dal punto di vista etno-antropologico e contestuali o sul piano culturale e storico) e il criterio estetico-formale ( →   i pezzi esposti sono decontestualizzati considerati secondo un punto di vista (quello occidentale) che ne mette in risalto il valore artistico indipendentemente dalla loro origine e funzione)


Poiché è valorizzata la dimensione estetico-formale dei pezzi esibiti, questi tendono a essere inglobati nella categoria occidentale di arte 

Vi furono artisti che sentirono il bisogno di opporre alla frantumazione dell'universo sociale prodotta dalla modernità industriale il recupero di modelli non competitivi, armonici e sottratti al flusso della modernità stessa → corrente chiamata primitivista e il suo maggiore esponente fu il pittore Paul Gauguin 

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